giovedì 11 aprile 2013

Considerazione #2 - il dolore propedeutico

Tante volte mi sono chiesto come mai sento la necessità di essere diverso. Nella mia megalomania ho sempre pensato di essere speciale (e di certo lo sono), e sicuramente non sono l'unico ad aver avuto questo pensiero, tra tutte le personalità che sono esistite nel mondo. Di certo così si sentiva Leopardi, o Napoleone, per fare esempi. Ed ora che ci penso ho sempre collegato l' "essere speciale" o alla gloria terrena, o alla letteratura e all'espressione dei sentimenti. Poi ho capito, che in realtà,non sono né più né meno che un filosofo ( e non per questo perdo la mia "specialità"). Ma il punto di questo post è: cosa mi ha iniziato alla riflessione? Cosa spinge a porci domande,su noi stessi e sul mondo? La prima risposta che mi viene in mente è la cultura, lo studio di punti di vista differenti ci spinge a creare il nostro; ma prima ancora: il dolore. Sì,perché il dolore ci astrae dalle nostre condizioni materiali per permettere di pensarci come entità sovrasensibile. Quando soffriamo, non pensiamo che sia legato ad un fatto,ad una circostanza, al fatto che con il tempo passerà tutto; semplicemente pensiamo che soffriamo. La condizione del dolore è il primo fattore che ci fa vivere al di là della nostra esistenza. Quando soffriamo,non soffriamo come Io soggettivo, soffriamo come Io universale,come se tutti,in quel momento,con quelle cause, soffrissero allo stesso modo. Per questo, assaggiamo l'universale per la prima volta con le lacrime. E quando ciò accade sviluppiamo una dipendenza, se non dal dolore, dalla riflessione esistenziale,alla quale il dolore ci ha iniziato. E quella sensazione di appesantimento della mente dopo una lunga riflessione,non è forse la stessa sensazione che si prova dopo un lungo pianto? Riflessioni anche queste, lacrime del cervello..

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