mercoledì 17 aprile 2013

Confutazione #1 - Il dibattito tra idealismo hegeliano e materialismo marxista

Riassunto delle posizioni (in parole spicce): Hegel ritiene che la storia è solo la manifestazione dello spirito nel suo dispiegarsi ragionevolmente. Così un fatto storico non solo è analizzato nelle sue cause razionali,ma anche in un'ottica provvidenziale di rinnovamento e accrescimento dello spirito. Marx in antitesi con Hegel dichiara invece che è la realtà a determinare lo spirito e non il contrario. Così la storia non è altro che una questione di soldi,dalla quale dipendono gli assetti politici,sociali e religiosi. È ogni epoca storica deve essere analizzata in quest'ottica.

Allargando le posizioni, non si fa altro che riaccendere il dibattito tra empirismo e razionalismo, neoplatonismo e aristotelismo. Insomma, vi è prima la realtà o l'idea? Non vorrei banalizzare dicendo che la soluzione sta proprio nel mezzo. Si corre sempre il rischio di sembrare semplicistici non scegliendo tra bianco e nero preferendo il grigio, come fosse un gesto di vigliaccheria. In effetti è facile prendere le distanze da entrambe le posizioni per risultare per forza nel giusto. Ma ragionandoci non trovo altra via d'uscita. Già Kant,osannato oltremodo per le sue teorie,effettuò una scelta del genere, non inquadrandosi tra razionalisti ed empiristi ma mediando le due parti. Il paragone è irrispettoso,ma servirà a difendermi,almeno nelle intenzioni.

Ragionando,la prima posizione che va sviluppandosi è quella più teoretica, quella hegeliana. In effetti,se proprio volessimo partire da zero per un'indagine organica della realtà,state sicuri che nessuno partirebbe dalla realtà stessa,così eterogenea e variegata,che pare impossibile non cadere nel relativismo o nello scetticismo. Per questo le prime filosofie erano per la ricerca del principio primo e fondante della realtà. La seconda, che è quella più intuitiva in un certo senso, non può che svilupparsi in antitesi, in quanto seppur così facile da capire, non avrebbe senso se non come negazione di un qualcos'altro, in quanto l'ovvio risulta geniale solo quando ci si dimentica che è ovvio. Così ci troviamo in un gioco ciclico che alterna fasi di ricerca del segreto razionale a fasi di riscoperta dell'ovvio,quasi facessimo a gara a chi è più originale.

Innegabile comunque, la teoria di Marx, che ogni giorno ci ritroviamo sotto gli occhi. Affascinante senza dubbio,la teoria di Hegel, che ci permette di analizzare la storia in un'ottica completamente diversa e ottimistica. Ma la domanda di inizio discussione rimane ancora irrisolta. Cadere nel materialismo non vorrebbe dire altro che aprire la porta al pessimismo ed una visione fin troppo semplicistica della realtà. L'idealismo invece potrebbe sembrare utopico. Volendo tirare le somme, partiamo da una situazione standard o situazione 0. Lo stato di natura, governato dal materialismo. Di qui poi, si passa ad una situazione 1, nella quale le convinzioni umane spingono a cercare un principio che governi la realtà. La fine a cui giungiamo è la situazione 2, dove, volenti o nolenti, il principio che abbiamo auspicato,creato "a forza", acquista validità e esistenza. Come un'opera d'arte,così anche questo diventa opera a sé e anche se frutto delle convinzioni umane, nelle nostre menti rimarrà principio a sé stante, in funzione del quale cambierà la nostra concezione del reale. Così la realtà che ha ispirato un meccanismo autarchico si ritrova ad essere soggetta della sua stessa creazione. Così è successo anche per la scienza, nata dall'osservazione del mondo, la quale ha acquistato sempre maggiore validità fino a creare un mondo di leggi e regole che stabiliscono la realtà stessa delle cose e ci ci permettono di studiare fenomeni anche prescindendo dall'osservazione empirica di essi,per supposizione.


Considerazione #3 - Ammissione di colpa

Mi tocca giustificarmi, prima ancora di aver fatto danno. Voglio chiedere scusa, se qualunque post che viene letto su questo blog non risponde ad un criterio filosofico programmatico,ma invece tratti di argomenti variegati. L'idea che mi sono prefissato con questo progetto, era quella di mettere per iscritto quei flussi di coscienza che ho quando ragiono in solitudine, cosicché un giorno possa rispolverarli per metterli su carta e scriverci dei libri. Quasi fosse un diario del mio cervello. Così,non mi aspetto che questo blog sia la Bibbia del mio credo filosofico, quanto più lo paragono ad un ricettario: un libro del genere contiene piatti di carne,di pesce e dolci, accomunati dalla Cucina. Così anche io parlo degli argomenti più disparati,non propongo sempre le stesse visioni e le stesse soluzioni, però rimango costante almeno in una cosa: la Filosofia nel nome della quale indago. Wilde diceva che la coerenza è per la vita intellettuale un'ammissione di fallimento. Chi non cambia opinione e rimane attaccato ad un credo in nome della coerenza non ha capito l'essere umano,non ha capito il mondo, non ha capito la vita. Così spero che un giorno,se qualcuno parlerà di me, non possa inquadrare il mio pensiero in una lista di punti chiave o di concetti, ma solo leggere quello che scrivo ed immergersi nell'ottica di quelle parole,per capire quello che vi è tra le righe.

Comunque chiedo scusa, se qualcuno voleva trovare, leggendo qui, una idea sviscerata post per post. Troverà invece tante opinioni, di diverso argomento, con diverse motivazioni, ma stesso risultato: il compimento di un processo di analisi, razionale e pratica, che si risolve nella risposta più soddisfacente alla questione che ci si pone.

Scusate lettori.

giovedì 11 aprile 2013

Considerazione #2 - il dolore propedeutico

Tante volte mi sono chiesto come mai sento la necessità di essere diverso. Nella mia megalomania ho sempre pensato di essere speciale (e di certo lo sono), e sicuramente non sono l'unico ad aver avuto questo pensiero, tra tutte le personalità che sono esistite nel mondo. Di certo così si sentiva Leopardi, o Napoleone, per fare esempi. Ed ora che ci penso ho sempre collegato l' "essere speciale" o alla gloria terrena, o alla letteratura e all'espressione dei sentimenti. Poi ho capito, che in realtà,non sono né più né meno che un filosofo ( e non per questo perdo la mia "specialità"). Ma il punto di questo post è: cosa mi ha iniziato alla riflessione? Cosa spinge a porci domande,su noi stessi e sul mondo? La prima risposta che mi viene in mente è la cultura, lo studio di punti di vista differenti ci spinge a creare il nostro; ma prima ancora: il dolore. Sì,perché il dolore ci astrae dalle nostre condizioni materiali per permettere di pensarci come entità sovrasensibile. Quando soffriamo, non pensiamo che sia legato ad un fatto,ad una circostanza, al fatto che con il tempo passerà tutto; semplicemente pensiamo che soffriamo. La condizione del dolore è il primo fattore che ci fa vivere al di là della nostra esistenza. Quando soffriamo,non soffriamo come Io soggettivo, soffriamo come Io universale,come se tutti,in quel momento,con quelle cause, soffrissero allo stesso modo. Per questo, assaggiamo l'universale per la prima volta con le lacrime. E quando ciò accade sviluppiamo una dipendenza, se non dal dolore, dalla riflessione esistenziale,alla quale il dolore ci ha iniziato. E quella sensazione di appesantimento della mente dopo una lunga riflessione,non è forse la stessa sensazione che si prova dopo un lungo pianto? Riflessioni anche queste, lacrime del cervello..

domenica 7 aprile 2013

Considerazione #1 - Di cosa deve trattare un filosofo oggi giorno.

Primo 'post serio' del blog. Sono un filosofo? Voglio esserlo. Come faccio ad esserlo? Fantasticare di teorie e schematismi mentali mi basta? Basta oggi,per chi scrive di filosofia, soffermarsi sui classici temi di relatività e universalità della realtà? Mi rendo conto che sono molto lontano dall'essere un filosofo vero e proprio,e che difficilmente con il cammino di studi che ho affrontato finora potrei vedere un domani un mio libro in libreria. In effetti ho le mie teorie,interessanti anche, ma crollano tutte alla domanda: Come si inseriscono nel dibattito filosofico moderno? Il nulla. Più totale. Pensate veramente che uno come Hegel avrebbe avuto fortuna se avesse scritto dello spirito vivendo al tempo del dibattito tra razionalisti e empiristi di un secolo prima? Il fatto è che si studia la filosofia come storia filosofica, e grandi quanto affascinanti temi che ci colpiscono durante questo cammino,rimangono là e irrisolti. Chi si chiede ancora se usiamo schemi mentali per conoscere o solo i sensi? Chi si domanda se il linguaggio è convenzionale o universale? Problemi trattati,problemi irrisolti. 2000 e passa anni di storia e ancora non sappiamo la risposta,e non sentiamo il bisogno di soddisfarla più. Ma perché non lo vogliamo più sapere,in un certo senso? Forse perché l'importante è il cammino che conduciamo,e capire che la via di mezzo è (quasi) sempre la migliore, e che comunque ci sarà sempre un'opinione contraria a cui in qualche maniera dobbiamo sottostare. Capite ora,perché non posso improvvisarmi filosofo? Mentre io studio che la mia filosofia ha già avuto una parziale composizione in Feuerbach,Schopenhauer e Nietzsche, il dibattito filosofico è andato avanti e non so nemmeno fin dove è arrivato. L'inquietudine di dover affrontare altri anni di studio,seppur appassionanti, e il non poter già iniziare a scrivere dopo la fine del liceo mi tormenta. E soprattutto l'idea di dover in qualche modo modificare il mio credo e le basi dialettiche su cui si basa mi spaventa. Di cosa dovrò scrivere? Forse la filosofia è morta,oggi giorno. Ragionando,non mi vengono in mente grandi filosofi moderni,nessun Kant del 2000. Non vorrei ci fossimo ridotti a teorie sulla comunicazione e la reazione dell'essere umano alle manipolazioni sociali. Non vorrei facessimo una filosofia da vecchi. Non vorrei ci sottraessimo alle questioni fondamentali dell'esistenza umana perché spaventati dall'avvenire,dalla crisi economica e di valori e di governo. Non vorrei che la filosofia fosse stata soppiantata dal psicologia, e tutte quelle pseudo scienze di cui la filosofia è stata progenitrice. Riprendiamo quelle questioni che davvero ci devono interessare. Ritorniamo alla ricerca della felicità tramite la filosofia.

In attesa di sapere cosa dovrò studiare per mettermi alla pari.

Confutazioni,ragionamenti,considerazioni.

"Nel corso della vita da blogger, capita che si senta la necessità di metter nero su bianco i motivi che lo spingono a creare e aprire un proprio spazio personale su Internet" (Blogger)
Questa fu la prima frase che lessi sul primo blog che visitai; mi resi conto che avevo anche io una qualche necessità di uno spazio di pensiero e di stampa, che fosse libero e personale, e che volevo essere un blogger. Ho sempre amato scrivere, non tanto perché mi piacesse giocare con le parole, più che altro per quello che credevo di riuscire a mettere nei miei scritti, per il loro contenuto. Di qui, l'altro grande amore della mia vita: la filosofia. E poi questo blog, che vuole cercare di unire queste mie grandi passioni. Il titolo del blog è un esplicito riferimento a D'Annunzio,per chi non lo sapesse, arricchito dalla parola "magico"; infatti come un martello che crea scintille, così io impulsivamente scriverò considerazioni stimolanti quanto sporadiche. Voglio solo mettere nero su bianco tutte quelle supposizioni che mi passano per la testa nei momenti di lucidità mentale, che poi siano magiche o meno,lo giudicherete voi lettori. Spero solo che chiunque legga possa apprezzare, farne tesoro, confrontarsi.
Buona lettura.